Vision disturbance

Non vedere, non vedere niente.

Vision disturbance insegna a chiudere gli occhi per vedere meglio.

Afferrare le cose come se fossimo ciechi.

Dare forma col senso a quel che perde contorni nel buio.

Tofu 500 g x 20 cm x 10 x 5

 

 

 

 

 

 

 

 

Tofu, tofu, tofu.

A chiedere ai negozianti, non sapevano nemmeno cosa cercare.

Alla fine eccole, due confezioni sul fondo dello scaffale. Le misuro con lo sguardo e sollevo la più vicina.

Cinquecento grammi, ok.

Ed è lunga quanto una spanna.

Ruoto il rettangolo sul lato più corto, poi lo guardo in spessore.

C’est du chinois, confezione di tofu 500 g x 20cmx10x5. Presa.

Colazione da Okada

Scatola rossa, scatola gialla, scatola verde. Tisana alla liquirizia.

Tisana alla liquirizia, scatola verde, scatola gialla, scatola rossa.

Avanti e indietro un paio di volte, alla fine opto per quella rossa. Un classico del buon risveglio.

Compagnia Okada, bollitore, tazze, bustine da tè.

Case, bandiere, e brillantini blu

All’ingresso c’è polvere azzurra sul pavimento.

Sul palco tre case di legno, e per i corridoi bandiere americane ripiegate su se stesse.

Michele Mele indica, e quel che indica prende un nome, un posto, una storia.

Racconta la compagnia Stabile-Mobile – cosa vuol dire non mettere le radici da nessuna parte, se non uno nell’altro.

Il teatro si popola, le attrici si stendono sul palco e il legno scricchiola sotto al tocco leggero dei loro movimenti precisi.

Guardano nel vuoto, schiariscono la voce, ballano di un ballo che ancora non capiamo, perché è troppo presto.

Ma tra poco ogni cosa prenderà forma.

Anche Latella entrerà in sala, e saranno raccolti i brillantini e le bandiere e le case; e le attrici scenderanno dal palco.

Si nasconderanno fino al momento di cominciare a raccontare, fino al momento in cui ogni cosa diventerà scena.

E allora sì che capiremo.

Daremo un nome ai gesti, e alle persone, e alle storie di ognuno, e ci sembrerà di essere sempre stati qui, ad aspettare, aspettare che lo spettacolo avesse inizio.